La piroplasmosi è una malattia provocata da un parassita della famiglia di Protozoi (esseri formati da una sola cellula) denominato piroplasma o babesiosi canina.
La piroplasmosi/babesia è diffusa in tutti i luoghi dove abbondano le zecche, soprattutto nei climi caldi e temperati. La zecca si infetta durante il pasto di sangue su un canide ammalato e la trasmette ad altri cani direttamente cambiando ospite per nutrirsi nuovamente. Studi abbastanza recenti hanno dimostrato che l’infezione passa dalla zecca al cane dopo circa 48 ore che questa è continuativamente ancorata con il proprio apparato buccale alla cute del cane per nutrirsi. Proprio per questo motivo è buona norma controllare il mantello del proprio animale ed eventualmente togliere manualmente o con l’aiuto di un antiparassitario le eventuali zecche “salite” sul cane subito dopo una passeggiata o una battuta di caccia.
Per farvi capire meglio vi descrivo come agisce questo parassita: una volta entrato nel circolo sanguigno di un cane entra in un globulo rosso dove si moltiplica. Da una babesia se ne formano 2, poi 4, poi 8, poi 16.. fino a distruggere il globulo rosso, successivamente le 16 o 32 babesie che vengono così liberate in circolo infettano a loro volta altrettanti globuli rossi dove si moltiplicano e ne causano la distruzione, ecco perché è una malattia a rapida evoluzione.
L’incubazione dura da due giorni a due settimane circa. Nella forma acuta della malattia il cane presenta una notevole ipertermia, accompagnata da prostrazione. In concomitanza a ciò si osserva anemia (decolorazione delle mucose) dovuta alla distruzione di globuli rossi durante la riproduzione dei parassiti. Dopo pochi giorni di malattia subentra un’emoglobinuria: le urine si colorano di sangue.
I sintomi classici della piroplasmosi sono: febbre, abbattimento, anemia, ittero, urine scure. Possono presentarsi anche sintomi clinici atipici, quali manifestazioni di ordine nervoso, respiratorio, digerente, cutaneo o anche oculare.
L’evoluzione è breve, al massimo una settimana. Lo stato generale del cane si aggrava in assenza di cura, evolvendo in coma e successivamente in morte. Esiste una forma cronica, che colpisce generalmente gli adulti. L’evoluzione di questa forma di piroplasmosi è lenta ed esistono possibilità di complicazioni e concludersi con il decesso del cane. La presenza della piroplasmosi è favorita da certe abitudini di vita, come la caccia. Le razze selezionate, come i Cocker, gli Spaniel, gli Yorkshire e i Doberman, sono più sensibili di altre. Inoltre i cuccioli sono più recettivi rispetto ai soggetti adulti.
La diagnosi si basa sull’osservazione della febbre e dell’anemia. La diagnosi che permette di stabilire con certezza se il cane ha sviluppato una piroplasmosi consiste in un esame microscopico del sangue. Si preleva una goccia di sangue periferico e si ricerca la presenza di Babesia nei globuli rossi.
Terapia: la terapia d’elezione è un farmaco considerato “antidoto”, da iniettare una volta effettuata la diagnosi (esistono cure specifiche per la piroplasmosi chiamate plasmicidi fra cui il più utilizzato è l’Imidocarb). E’ talvolta necessaria una trasfusione di sangue ed in ogni caso una terapia di supporto per evitare i danni collaterali della malattia agli organi.
Prevenzione: antiparassitari (frontline, advantix), vaccino: in taluni paesi europei è disponibile un vaccino. Esso non impedisce l’infezione, ma attenua e limita la severità dei segni clinici. E’ consigliato nelle zone endemiche.
Dott. Cristinel Ifrim
Clinica Veterinaria Adler