Hanno viaggiato dall’Ungheria ammassati in uno spazio angusto, con poca aria e senza acqua e cibo, i 9 cuccioli di chihuahua scoperti ieri pomeriggio in località Sistiana dagli agenti della polizia di frontiera di Trieste.
Bianca, la chihuahua contesa fra la madre di Pamela e Francesco Dolci
La storia di Bianca, la piccola chihuahua di Pamela Genini, è diventata oggi un nuovo fronte di dolore e polemica. Dopo l’omicidio della giovane modella e imprenditrice 29enne, uccisa il 14 ottobre 2025 dal suo ex compagno Gianluca Soncin nel quartiere Gorla di Milano, la sua amata cagnolina — un chihuahua bianco che la seguiva ovunque — è rimasta al centro di un contenzioso tra la madre di Pamela e Francesco Dolci, l’uomo che in molte interviste televisive si è presentato come suo ex fidanzato, ma che la famiglia nega lo fosse davvero. La madre di Pamela, distrutta dal dolore, ha chiesto pubblicamente la restituzione di Bianca, sostenendo che la cagnolina è malata e necessita di cure, accusando Francesco di “portarla in televisione come un trofeo” invece di occuparsi del suo benessere. Secondo la famiglia, Bianca avrebbe bisogno di essere visitata da un veterinario di fiducia e di ritrovare un ambiente stabile e sereno, dopo aver vissuto un trauma enorme. Francesco Dolci, dal canto suo, continua ad apparire in programmi come Ore 14 con Bianca in braccio, raccontando di essere stato al telefono con Pamela durante l’aggressione e di aver promesso di occuparsi per sempre della chihuahua. Dolci afferma di voler “onorare la memoria di Pamela” prendendosi cura del cane, ma la famiglia contesta la sua versione, chiedendo con forza che l’animale torni a casa, tra le persone che l’hanno vista crescere. Il trauma di Bianca: una vittima silenziosa Bianca non è solo un animale domestico: era la compagna inseparabile di Pamela, il suo rifugio emotivo. Nelle foto e nei video sui social, la chihuahua appariva sempre al suo fianco — in viaggio, in shooting, nei momenti di relax. Ma dietro quell’immagine dolce e glamour si nasconde una storia di paura e violenza. Secondo diverse testimonianze, Gianluca Soncin aveva più volte minacciato di uccidere Bianca, usando il legame tra la ragazza e il cane come strumento di controllo e terrore. Per chi ama davvero i propri animali, questa non è una minaccia “minore”: è un attacco diretto al cuore emotivo della vittima. Bianca ha vissuto tutto questo, e poi — stando alle ricostruzioni — è stata presente durante l’omicidio della sua padroncina, un’esperienza devastante anche per un animale. Il punto di vista veterinario Gli esperti sottolineano che i cani possono sviluppare disturbi da stress post-traumatico, molto simili a quelli umani. Tremori improvvisi, perdita di appetito, comportamenti regressivi, paura dei rumori forti o delle persone sconosciute sono sintomi comuni. In un caso come quello di Bianca, il trauma è multiplo: ha assistito alla violenza, ha perso la sua figura di riferimento e ora vive una contesa affettiva che aggiunge ulteriore instabilità. Un veterinario comportamentalista spiegherebbe che la priorità, oggi, dovrebbe essere la tutela del suo equilibrio psicologico, più che la visibilità mediatica. Servirebbe un percorso di riabilitazione in un ambiente tranquillo, con persone fidate e lontano dai riflettori. Una contesa che divide e ferisce Mentre la giustizia umana segue il suo corso, la piccola Bianca diventa simbolo di un altro tipo di ferita: quella inflitta agli animali coinvolti nelle tragedie familiari. La madre di Pamela chiede solo di poterle offrire le cure e l’affetto che la figlia le avrebbe voluto garantire. Francesco, invece, sostiene che tenere Bianca con sé è un modo per sentirsi ancora vicino a Pamela. In mezzo a tutto questo, c’è una cagnolina che ha perso il suo mondo e che, più di chiunque altro, ha bisogno di silenzio, stabilità e amore autentico. Oltre la cronaca: proteggere anche gli animali nelle situazioni di violenza Il caso di Bianca ricorda una realtà spesso ignorata: gli animali sono vittime collaterali della violenza domestica. In molti casi, partner abusanti minacciano o maltrattano gli animali per intimidire la vittima. Per questo, in diversi Paesi — e sempre più anche in Italia — si stanno sviluppando reti di protezione che accolgono insieme persone e animali in fuga dal pericolo. Raccontare la storia di Pamela e Bianca significa anche lanciare un messaggio di civiltà: non si protegge davvero una persona se non si protegge anche chi lei ama, umano o animale che sia. Questo caso solleva anche un tema cruciale: molte donne vittime di violenza esitano a lasciare la propria casa perché temono per la sorte dei loro animali. In Italia esistono però centri antiviolenza e rifugi che accolgono non solo le donne, ma anche i loro amici a quattro zampe, garantendo protezione e assistenza a entrambi. Chiunque viva una situazione di pericolo può rivolgersi al numero 1522, attivo 24 ore su 24, per ricevere aiuto, sostegno psicologico e indicazioni sulle strutture più vicine.